
La nostra prossima meta è lontana dal caldo afoso del Sud del Vietnam, nella zona interna degli altopiani di Dalat.
Il treno delle 6,30 ci porta fuori dalla città di Ho Chi Minh attraversando canali, mercati già affollati, strade trafficate di motorini. Ci sediamo sulle panche di legno del vagone “hard seat” e subito gli occhi dei passeggeri ci scrutano, essendo gli unici occidentali della carrozza. Nonostante la modestia del treno, siamo rimasti molto sorpresi dal servizio assolutamente impeccabile: un controllore ha distribuito a tutti un sacchetto con acqua, dolcetto e salvietta igienizzante, meglio dei regionali di Trenitalia!
La nostra sistemazione si trova tra la turistica Mui Ne e Phan Thiet, a qualche km dal centro di quest’ultima, un centro molto dispersivo in realtà (siamo in mezzo al nulla). È la notte del Tet, il capodanno lunare, ma per la stanchezza e la riservatezza dei festeggiamenti ci addormentiamo prima della mezzanotte. Scopriremo in seguito che il Tet è un periodo festivo che dura più di una settimana, e non una sera di festa come il nostro capodanno.
Indecisi se spostarci subito verso Nha Trang oppure fare una tappa intermedia a Dalat, optiamo per la seconda. E ne vale la pena eccome. Dalat, a 1500m, si affaccia sugli altopiani. Passeggiando intorno al lago affollato di barchette a forma di cigno, ci avviciniamo alla stazione dei treni, la più vecchia del Vietnam, oggi in uso solo per una breve tratta percorsa perlopiù da turisti.
Colpiti dalla varietà di escursioni possibili nei dintorni, decidiamo di fermarci due notti e il secondo giorno affittiamo uno scooter per esplorare i dintorni. La nostra prima tappa è un setificio molto pubblicizzato, oggigiorno in disuso, che è possibile visitare gratuitamente. Interessante vedere i macchinari e i bozzoli della seta, anche se una migliore manutenzione e una dimostrazione sicuramente avrebbero reso la visita molto più piacevole.
Poco lontano parcheggiamo in uno dei tanti posteggi improvvisati dai proprietari di ristoranti e attività vicino alle attrazioni (che letteralmente si sbracciano per farsi seguire). Lì scendiamo per un sentiero, attraversando piccoli ponti e arrampicandoci sulle rocce fino ai piedi dell’imponente cascata Elephant Falls. Dopo esserci rinfrescati, proseguiamo lungo i tornanti e le distese verdi di piantagioni di caffè: uno spettacolo dietro l’altro.
Cerchiamo di tornare verso Dalat su vie alternative, ancora illusi che le strade segnalate su Google Maps siano tutte effettivamente percorribili qui (Edo ha imparato da suo papà a scegliere strade secondarie impervie piuttosto che quelle principali, troppo facili!). A parte poche vie maggiori, le altre sono generalmente molto strette e/o sterrate. Così ci perdiamo immancabilmente in un labirinto di sentieri, tra buche, campi coltivati, vari animali, fino a che il fiume in piena ci blocca la strada! Ci tocca ripercorrere tutti i sentierini all’indietro, per la gioia di Ambra.
La sera fortunatamente troviamo posto in uno dei migliori ristorantini della zona, che la sera prima avevamo già adocchiato invano. “Da Quy”, ottimo e davvero consigliato.
Il giorno dopo ripartiamo con il bus delle 13: una folle corsa giù per i tornanti in direzione Nha Trang, si torna sulla costa!