CHIANG MAI E GLI ELEFANTI

CHIANG MAI E GLI ELEFANTI
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Staremo per 10 giorni nella Thailandia del nord, di cui Chiang Mai è la città più rappresentativa per diversi aspetti: oltre 200.000 abitanti, sempre più espatriati che vengono a vivere qui rendendola multiculturale e accogliente, più di 300 templi entro e fuori le antiche mura, ed un ampio raggio di attività da svolgere nei dintorni.

Dopo aver visitato Wat Doi Suthep ieri, al mattino andiamo tra le mura, nella città vecchia. I templi sono innumerevoli, vediamo tetti e facciate dorate ovunque. Stiamo cercando il più celebre, Wat Chedi Luang: eccolo svettare unico ed inconfondibile.

Wat Chedi Luang, Chiang Mai

Wat Chedi Luang

Ovviamente c’è molta gente intorno, ma una delle cose che amiamo di più è che basta allontanarsi di qualche decina di metri per ritrovarsi fra vialetti alberati, circondati da templi, monaci, natura, silenzio… Una profonda sensazione Thai!

Edo impegnato in un rito buddhista...

Edo impegnato in un rito buddhista…

Scalinata frontale del tempio

Scalinata frontale del tempio

Dopo uno squisito pad-thai, torniamo alla guesthouse, dove incontriamo la nostra guida mahout che ci porterà al campo degli elefanti, a circa un’ora di distanza dal centro, alle porte della giungla.

Consultando Harry, avevamo alcune opzioni: volendo risparmiare, si finisce in posti dove gli elefanti sono solo una cruda attrazione turistica, vengono incatenati agli alberi, gli caricano portantine sulla schiena, facendogli trasportare persone senza sosta tutto il giorno, e li trattano come se fossero in un circo. Abbiamo deciso di spendere un po’ di più (1400 baht a testa, circa 35€) per essere sicuri di non finanziare una di quelle organizzazioni che li sfruttano, e abbiamo ottenuto proprio ciò che cercavamo: siamo solo 4 persone, noi due più una coppia di ragazzi tedeschi, ci sono 6 elefanti, di cui 4 completamente liberi, e una mamma in un recinto apposito con il piccolo appena nato.

Gli elefanti con i loro mahout

Gli elefanti con i loro mahout

Lo staff è molto cordiale e simpatico: la guida è l’unico ragazzo che parla bene inglese, gli altri mahout si prendono cura di un elefante ciascuno. Ogni mahout può avere solo un elefante, la relazione fra i due è molto stretta e confidenziale, l’animale potrebbe non ascoltare ordini da altre persone. Alcuni elefanti vivono vite lunghissime, anche più dell’uomo; ci raccontano di un elefante che visse 96 anni e sopravvisse a ben 3 diversi mahout nel corso della sua vita.

Dopo averli nutriti con canne da zucchero, il loro cibo preferito, e aver preso un po’ di confidenza con ‘sti bestioni (Edo è stato schiaffeggiato da un orecchio gigante!), ci cambiamo i vestiti e impariamo alcuni comandi base: pai pai (avanti), yud (stop), bow bow (piano), dee dee (bravo).

Edo sta per essere schiaffeggiato

Edo sta per essere schiaffeggiato

Ambra va sul sicuro con il piccolo

Ambra va sul sicuro con il piccolo

Siamo pronti a salirci sopra: obbedendo al mahout, gli elefanti piegano la gamba facendo uno scalino per facilitarci la scalata! Una forte tirata all’orecchio per darsi lo slancio e siamo in cima al mondo. La loro pelle è ruvida e dura, così come i peli. Sedersi dietro sulla schiena è abbastanza comodo, mentre davanti, ovvero sul collo, è più instabile. Ci dirigiamo verso il fiume, ci camminano dentro maestosamente e con facilità! Diventiamo più sicuri e iniziamo a giocare con loro, a lavarli, loro ci lavano con le proboscidi, ci fanno cadere nell’acqua coricandosi, mentre bevono e si riposano.

I mahout fanno questo tutti i giorni, turisti o meno, li portano al fiume 4 volte al giorno per rinfrescarli e farli bere. Gli danno da mangiare in continuazione, e questo è il motivo per cui possono tenerli liberi: gli elefanti non hanno bisogno di andare altrove per trovare acqua e cibo. Così mangiano, bevono, dormono per tutta la giornata: che vita! Possono trascinare fino a 500 kg, erano usati in passato per trasportare ogni tipo di merce. Non è un problema per loro portare una o due persone, a patto che non vengano usate dolorose portantine, e che ci si sieda nei punti giusti.

Cibo in arrivo!

Cibo in arrivo!

Tenerezze

Tenerezze

Passiamo 2-3 ore al campo, e verso le 17, dopo averli cibati un’ultima volta, salutiamo queste fantastiche creature. La sera, programmiamo l’escursione a Pai e Mae Hong Son, che intraprenderemo l’indomani, ma di cui parliamo in quest’altro articolo. Tornando da questo avventuroso giro in moto, abbiamo ancora un’ultima notte più mezza giornata da trascorrere a Chiang Mai.

La sera ritorniamo a Wat Chedi Luang, per apprezzarlo anche illuminato: ci sono celebrazioni con musica e danze tutt’intorno all’area sacra, è Inthakin, il festival del pilastro della città (contenuto in un tempio circostante). Ci tuffiamo nella tipica atmosfera thailandese, sfidando i temporali quotidiani della stagione delle pioggie. Al mattino piove di nuovo, visitiamo Buak Haad Park, una tranquilla area verde appena dentro le mura. Dopo pranzo, recuperiamo i nostri zaini dalla guesthouse e prendiamo un tuk-tuk per la stazione. Da qui, il treno notte ci porterà a sud, alla città antica di Ayutthaya.

Chiang Mai e i suoi dintorni sono stati una bellissima tappa per noi, ovviamente molto diversa dalla capitale Bangkok e dalle spiagge di Phuket e Koh Samui, ma per comprendere e apprezzare a fondo la cultura thailandese, è una regione da non perdere.

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